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La Tignola dell’olivo (Prays Olea)

Oggi parliamo di un altra problematica che possiamo avere nei nostri uliveti e che dobbiamo saper riconoscere e combattere in maniera biologica e naturale. Scopriamo come.

La Tignola dell’olivo è un lepidottero che ha la forma di una piccola farfalla. In alcune zone d’Italia provoca notevoli danni al pari quasi della mosca olearia.

Questo parassita compie tre generazioni attaccando all’inizio i fiori (generazione antofaga) poi passa ai frutti ( generazione carpofaga ) e alla fine colpisce pure le foglie (generazione fillofaga). Ovviamente il nostro problema più grosso è legato all’attacco delle olive.

Vediamolo meglio nel dettaglio dell’immagine che segue.

Tignola dell’olivo, generazione carpofaga: fasi dell’infestazione. 1. Penetrazione (fine giugno) 2. Crescita (luglio) 3. Indurimento dell’endocarpo (prima metà di agosto) 4. Fuoriuscita della larva matura (settembre).

 

 

Abbiamo detto che la prima generazione colpisce i bocci floreali ed è per questo di difficile individuazione. Le uova delle larve vengono successivamente deposte quando le olive iniziano ad ingrossarsi (di solito quando hanno la grandezza di un chicco di grano).

La schiusa avviene dopo circa una settimana e subito questi bruchi vanno ad insediarsi all’interno del nocciolo. Qui nutrendosi dell’embrione  dell’oliva completano lo sviluppo. Per uscire le pupe vanno a scavare una galleria per uscire solitamente in corrispondenza del peduncolo.

Questa azione genera inevitabilmente il distacco e la caduta a terra del frutto. Di solito questa cascola si ha ad agosto e settembre. In momento in cui ci si accorge di avere questo parassita nell’uliveto con conseguente perdita di produzione.

La terza fase va a colpire dopo le olive direttamente le foglie andando a rosicare solitamente la pagina inferiore e creando danni soprattutto su impianti di giovani piante.

Spiegata l’azione parassitaria di questo lepidottero vediamo come poterlo contrastare in maniera efficace e senza insetticidi chimici.

 

Terza generazione della tignola( fillofaga )

Seconda generazione ( carpofaga )

 

La prima cosa da fare è il monitoraggio nel periodo di ingrossamento dei fiori.

Si  sistemano 2 o 3 trappole a base di ferormoni all’interno dell’uliveto.  Il campanello di allarme scatta con catture superiori o maggiori a 100 adulti.

Il trattamento va fatto tempestivamente la settimana successiva in modo tale che questa farfallina non possa deporre nelle olive che iniziano a formarsi. Infatti più le olive si ingrosseranno e più difficile sarà colpire la larva della tignola dentro il frutto.

Come rimedio vi consiglio il bacillus Thurignsis della varietà Aizawai (molto efficace e concentrato ). Io l’ho usato con efficacia contro la piralide del bosso . Ho faticato per debellarla prima di trovare questa varietà di bacillus e questa formulazione ( in granuli e super concentrata ).

Vi metto un paio di link per facilitarvi l’acquisto del prodotto on line:

bacillus Thurigensis varietà Aizawai su Amazon;

bacillus Thurigensis varietà Aizawai su Ebay;

Voglio sottolineare che questo batterio è innocuo per l’essere umano e gli animali. Infatti per attivare le sue tossine ha bisogno di trovare un ph intestinale basico (quello umano è estremamente acido) come quello dei lepidotteri, ditteri  (le zanzare ) e altri insetti.

Ovviamente una volta riscontrato il problema sarà opportuno effettuare un trattamento preventivo una volta all’anno per essere tranquilli contro la tignola dell’olivo.

Per ridurre i costi si potrebbe pensare a inserire il bacillus thurgensis in un trattamento fogliare pre fioritura  . Questo sempre per cercare di non far alzare i costi di gestione dell’uliveto.

Buon olio bio a tutti.

 

 

Fonti citate :Wikipedia, Olivicoltura (Barbara Alfei, Giorgio Pannelli, Antonio Ricci).

 

 

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