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La consociazione orto e uliveto: è possibile?

Oggi sono contento di poter parlare della consociazione orto ed uliveto. Questo rapporto può avere dei vantaggi sia in termini di biodiversità che in merito ad una possibile integrazione di reddito in olivicoltura.

Ci hai mai pensato? In fondo in uliveto spesso si ha molto spazio inutilizzato.

Moltissime persone in estate fanno un orto, ma da quello che riscontro sono poche quelle che lo fanno in mezzo agli ulivi.

Con il mio amico Pietro, appassionato come me di ulivi e coltivazione biologica, ci siamo cimentati in questo progetto. Lo scopo era provare ad avere verdura fresca coltivata con il minor impatto nel suo uliveto di famiglia.

Pietro con il suo inseparabile amico a quattro zampe Speedy

Ad aprile abbiamo iniziato con le prime e faticose operazioni. Dare una leggera fresata al terreno, mettere delle reti antigrandine (che ci hanno salvato il raccolto dopo soli 3 giorni dal nuovo impianto), preparare un impianto di irrigazione con ala gocciolante e dividere le zone in base alla nostra idea di coltivazione.

L’orto in fase di preparazione. Sono ben visibili impianto a goccia, reti antigrandine e alcuni tutori per i pomodori.

Abbiamo lavorato davvero freneticamente alla preparazione di tutto, dato che il maltempo ci ha flagellato incessantemente fino a quasi fine aprile.

Nel dettaglio alcune aiuole con piantine appena messe a dimora di melanzane, peperoni, insalate e bietole.

A fine aprile inizio/ maggio abbiamo piantato le piantine e iniziato a curarle. Per la piantumazione ci siamo serviti di trinciatura di potature di ulivo e torba del bosco.

Con degli sfalci di erba abbiamo pacciamato le nuove colture e cercato di proteggerle dal caldo torrido che c’è in questo terreno a picco sul mare. Il materiale delle potaure invece di essere bruciato è ritornato nel terreno riapportando fosforo e potassio .

L’orto dopo circa 15/20 giorni dalla messa a dimora

Pur con poco tempo per curare bene tutto siamo lo stesso riusciti ad avere una discreta produzione. Le concimazioni che abbiamo fatto sono state minime, abbiamo usato solo del letame e qualche macerato di ortica.

Queste seppur minime concimazioni ci permettono di apportare sempre qualcosa al terreno e all’uliveto. Sotto questo aspetto possiamo dire che stiamo bilanciando il rapporto dare e avere senza per forza solo asportare. In fase di impianto come già detto abbiamo usato trinciatura e torba di bosco.

A fine orto estivo non estirperemo le piante secche ma le taglieremo lasciando le radici nel terreno. Ciò sarà un primo passo per aumentare l’ossigenazione radicale, evitare la liscivazione del terreno. L’acqua piovana sarà assorbita meglio e anche i nutrienti nella terra saranno più assimilabili e meno dispersi dalle piogge.

Sicuramente per il prossimo orto andremo a potenziare la parte di concimazione e arricchimento del suolo.

L’orto dopo circa 40 giorni.

Devo dire che la curiosità di Pietro nel provare a piantare molte varietà di pomodori, zucchini, zucche,meloni, angurie, insalate e altre verdure ci ha dato la possibilità di capire cosa si adatta meglio colturalmente in questo orto.

Pietro al lavoro mentre raccoglie gli zucchini!

Vi inserisco alcune foto degli ortaggi che ci hanno dato maggiore soddisfazione, direi che sono uno degli esempi della consociazione orto e uliveto!

Sottolineo che siamo riusciti a non usare nessun insetticida , nè prodotti rameici in questa stagione. Abbiamo solo estirpato circa 7/8 piante di pomodoro colpite da peronospera (nel periodo delle forti piogge di aprile/inizio maggio).

L’unico intervento è stato fatto con il sapone molle potassico solo due volte sui fagiolini colpiti da pidocchietti subito dopo il trapianto. Ci possiamo ritenere davvero soddisfatti e fortunati per la buona biodiversità di questo luogo.

La trinciatura e la sua utilità per il terreno. Ogni materiale trovato in loco può essere utile per la consociazione orto e uliveto

In conclusione ritengo che un orto possa essere un buon esempio di biodiversità all’interno di un uliveto e che possa, se ben gestito, pure apportare anche un’integrazione economica a chi lo coltiva.

Certamente come tutte le attività all’inizio richiede un investimento iniziale per l’attrezzatura anche importante (impianto di irrigazione, tutori, pali, reti, attrezzi, etc etc).

In un business plan probabilmente al secondo anno si può arrivare ad essere in pari tra spese e ricavi. Sul piatto della bilancia va messa la convenienza di avere e di gustare verdura biologica e fresca. Credo che questo sia il primo passo per essere ripagati degli innumerevoli sforzi fatti per produrla.

Che altro dire? Lascio a te che leggi ogni considerazione e commento.

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Buon olio bio a tutti! 🙂

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